Infiltrazioni prostatiche
Per i pazienti appartenenti alla seconda categoria, ovvero quei soggetti con documentata prostatite cronica batterica e con presenza di zone fibrocalcifiche intraprostatiche, ha molto senso portare direttamente dentro queste aree un cocktail di antibiotici e cortisone. In queste situazioni è molto probabile che il protrarsi dell’infezione dipenda dal permanere di foci batterici irrisolti ed irrisolvibili, con una terapia antibiotica convenzionale.
Consideriamo infatti che quando infiltriamo un antibiotico direttamente dentro la capsula prostatica, oltre a superare l’ostacolo dovuto alle reazioni di difesa del parenchima prostatico e ad eventuali difese messe in atto dal batterio stesso, ciò equivale ad una somministrazione di oltre 2.000-2500 (duemila-duemilacinquecento) volte superiore rispetto ad un suo assorbimento per via sistemica!
Questa manovra, pur necessitando di notevole esperienza, è in realtà molto semplice e indolore. La durata complessiva è di circa 2-3 minuti e al termine il paziente può immediatamente tornare a casa.
Per la nostra esperienza (migliaia di infiltrazioni eseguite in oltre 20 anni) è utile ripetere, a distanza di 7-10 giorni, una seconda e poi una terza infiltrazione.
Una breve descrizione della tecnica è la seguente:
1)Dopo accurata disinfezione del piano cutaneo si introduce sotto guida ecografica per via transperineale, un ago mandrinato di 15 cm. da 23 G fino a raggiungere la prostata.
2) Nel percorso dell’ago fra la cute del perineo e la prostata, si incontrano i muscoli del pavimento pelvico ed il diaframma urogenitale che vanno infiltrati con circa 15 cc. di carbocaina al 2%.
3)Dopo alcuni secondi di attesa, per permettere all’anestetico di svolgere i suoi effetti, si oltrepassa il diaframma urogenitale e si arriva con l’ago all’interno della o delle lesioni prostatitiche che vengono infiltrate (vedi film) con idoneo cocktail antibiotico associato al cortisone (desametazone ) e all’ EDTA.
4)Al temine dell’infiltrazione, dopo aver tolto l’ago e la sonda ecografica dal retto, si esegue un massaggio prostatico per permettere ai farmaci infiltrati di spandersi in maniera uniforme.
Possibili effetti collaterali alle infiltrazioni prostatiche
a) Presenza, per breve periodo, in maniera più o meno accentuata, di sangue nello sperma (frequente),
b) Presenza, per breve periodo, di dolenzia perineale nel punto di entrata dell’ago (frequente),
c) Presenza, per breve periodo in maniera più o meno accentuata di sangue nelle urine (poco frequente),
d) Presenza nelle prime ore seguenti al trattamento, di diminuzione della forza del getto urinario (raro),
e) Presenza, per breve periodo, della diminuzione della forza di emissione dello sperma (raro),
f) Presenza, per breve periodo, di diminuzione della forza dell’erezione e della sensibilità sulla punta del pene (rarissimo).
Ultimo aggiornamento pagina: 17/01/2019